N° 32

 

STEEL WARRIOR

 

(PARTE SECONDA)

 

         

EROE PER CASO

 

Di Carlo Monni

 

 

1.

 

 

Tony Stark alza gli occhi dal tavolo da lavoro e guarda verso uno schermo ultrapiatto di ultima generazione, occupato in tutta la sua estensione dalla simulazione elettronica di un volto femminile a cui si rivolge:

-Sicura che vada tutto bene Jocasta?-

<<Tranquillo Tony.>> risponde l’Intelligenza Artificiale che governa il sistema di computer di Tony ed aziende collegate <<Dopotutto so che presto riavrò un nuovo corpo in sostituzione di quello distrutto da “Ultron Jr.”[1] Devi essere sicuro che il nuovo processore centrale funzioni alla perfezione, giusto?>>

-In effetti, stavo proprio per dirti che il problema è risolto. Non ci sono più ostacoli. Posso garantirti che riavrai presto un corpo tutto per te.-

<<Magnifico!>>

          La voce non è programmata per mostrare emozioni, però Tony giurerebbe di sentire chiaramente l’entusiasmo di Jocasta a quella notizia:. Se solo le cose fossero sempre così facili da risolvere.

 

            Per Virginia “Pepper” Potts pranzare o cenare con  Anthony Edward Stark è un rito che si ripete con frequenza da quando lei è diventata uno dei più importanti dirigenti dell’impero finanziario dell’uomo che ora le sta di fronte, ma oltre ad un fruttuoso rapporto di lavoro c’è molto di più. Pepper potrebbe vantarsi di essere una delle poche donne nella vita di Tony per cui lui avrebbe abbandonato la sua vita di scapolo playboy, se non fosse stato per il fatto che, per tutta una serie di motivi legati alla sua salute ed alla sua doppia vita come Iron Man, lui fece tutto quello che poté per spingerla tra le braccia del suo migliore amico, riuscendovi.

            Sono passati parecchi anni. Tony non si è mai sposato ed ha avuto molte storie con diverse donne. Alcune sono finite tragicamente, altre… sono semplicemente finite, nemmeno lui è certo del perché. Pepper si è sposata ed ha divorziato. Ora tra lei e Tony si è stabilito un feeling difficilmente classificabile e, tanto per complicare qualcosa che non è mai stato davvero semplice, hanno adottato insieme un bambino, Andy, il che non ha mancato di sollevare polemiche e pettegolezzi.

-Dunque la terribile signorina Rottermeier ha finito di tormentare anche te?- chiede Tony, riferendosi all’assistente sociale che negli ultimi tempi è stata la sua nemesi personale, proprio mentre lui era occupato in una delicata crisi coi Vendicatori.-[2]

-Beh, non era poi così terribile, in fondo.- risponde Pepper -… certo era una specie di Dobermann, ma in fondo anche quelli si possono addomesticare.-

-Quindi sei stata approvata anche tu, giusto?-

-Non credo che avrò mai il premio "madre dell’anno", ma si: ho passato l’esame, proprio come te.-

            Tony sospira.

-Ne ero convinto.- dice –Ma è bello sentirselo dire. Dovremo subire un altro esame a fine anno, ma credo che il peggio sia passato, ormai, per fortuna. Con tutti i pasticci che stanno capitando ultimamente mi piacerebbe che almeno la mia vita familiare andasse bene, anche se temo che sia un’illusione.-

Hai sentito Kathy ultimamente?-[3]

-Ci telefoniamo quasi ogni giorno. Sembra star bene, se consideri che sua madre e l’uomo che ha sempre considerato suo padre sono sull’orlo del divorzio.-

-Se mi permetti, portandoti  dietro Joanna durante le tue vacanze alle Hawaii non hai certo migliorato la sua situazione matrimoniale.-[4]

-Pepper sei sempre la mia coscienza, ma chi te lo fa fare?-

-Credo di essere l’unica che si prenda questa briga ed a qualcuno doveva pur toccare.-

-A volte mi chiedo cosa farei senza di te.-

            Un attimo di silenzio, poi Pepper dice:

-Se siamo fortunati, non dovremo scoprirlo, giusto?-

-Giusto.-

            Tony si alza dal tavolo e si affaccia dal terrazzo panoramico, immergendosi per un attimo nella vista di New York. Le cose si stanno complicando ultimamente. Aveva pensato che lasciando tutti i suoi incarichi operativi nelle sue società avrebbe potuto focalizzarsi sulle cose più importanti della sua vita privata e magari tornare al tavolo da disegno e lavorare su qualche progetto. Questo era prima del ritorno di Tiberius Stone e della scoperta che aveva comprato abbastanza azioni della REvolution da esserne diventato il singolo azionista più forte. Si preannuncia una guerra e non sarà affatto facile uscirne senza danni.

 

            Un elegante ufficio nel centro di Manhattan. L’uomo ha i capelli biondi ed abbastanza lunghi da ricadergli sulla nuca e le spalle, una barba leggera gli incornicia il volto; indossa un impeccabile gessato nero, una camicia immacolata, cravatta pure nera e dal taschino della giacca fa mostra di se un fazzolettino in tinta con la camicia. Sta sorseggiando quello che appare come un whisky di puro malto scozzese e con la mano libera ne porge un altro alla donna che è con lui. La donna in questione ha un’età indefinibile tra i 25 ed i 35 anni; lunghi capelli neri, attraversati da una ciocca bianca, occhi azzurri, sguardo di ghiaccio, labbra atteggiate in una piega crudele; indossa un tailleur color cremisi con la gonna appena sopra al ginocchio, camicetta azzurra con i primi tre bottoni sbottonati che lasciano intravedere un reggiseno di pizzo nero, al collo una collana di perle con un piccolo pendente a forma di scimitarra, che va a cadere proprio nell’incavo tra i due seni, scarpe coordinate con l’abito e con alti tacchi a spillo. Una donna bella, ma letale. Il suo nome è Justine Hammer e suo padre è un notissimo finanziere internazionale con le mani in pasta in qualunque attività che possa fargli guadagnare quattrini, comprese quelle illegali. Da lui Justine ha ereditato sicuramente la più completa amoralità. L’uomo che è con lei, invece, si chiama Tiberius Stone ed è la più recente nemesi di Tony Stark in campo finanziario e non solo.

-Quali sono i tuoi piani adesso Ty?- gli chiede Justine.

            L’uomo piega le labbra in un sorriso crudele, poi risponde:

-Procurarmi un seggio, magari due, nel Consiglio della REvolution ed in quello della Stark-Fujikawa; rendere la Alchemax la più importante società chimica del mondo; distruggere finanziariamente Tony Stark. Possibilmente, ma non necessariamente, in quest’ordine.-

-Tu lo odi, ma non sono sicura di capire perché.-

-Suo padre ha causato la rovina del mio e mi ha privato di tutto quello che avrebbe dovuto essere mio. Ora ho intenzione di riprendermelo con gli interessi. In fondo è una cosa molto semplice.-

-Immagino di si.- mormora Justine.  Quell’uomo la turba decisamente: è ossessionato e questo può portare guai; al tempo stesso, non può non riconoscere di sentirsene attratta e questo può essere divertente, ma anche più pericoloso.

            Bene: lei non è mai fuggita davanti al pericolo.

 

 

2.

 

 

            Il Jet che atterra all’aeroporto internazionale John Fitzgerald Kennedy di New York porta sulle fiancate il logo della Stark-Fujikawa. È, per cosi dire, l’ammiraglia della flotta aerea privata di quella società. L’uomo che ne scende dimostra non più di 45 anni, i suoi capelli neri sono appena spruzzati di grigio, il suo passo è quello sicuro dell’uomo abituato a farsi obbedire. Il suo nome è Kenzo Fujikawa, figlio di uno dei fondatori della società che porta il suo stesso nome. Il suo ruolo è quello di Vice Presidente del Consiglio dei Direttori della S-F ed in questo momento è qui per vedere di risolvere un problema. La cosa non piacerà molto a Morgan Stark, il Presidente della società, ma per Fujikawa questo non ha la minima importanza.

            Uscito dal terminal trova ad attenderlo una limousine che lo porta alla sua meta.

 

            Per James Rupert Rhodes, detto Rhodey, ci sono solo due cose che riescono a distrarlo dalle varie preoccupazioni che, sia come Vice Presidente Esecutivo ed Amministratore Delegato della REvolution, che come uomo in procinto di sposarsi, spesso lo opprimono. Una è infilarsi l’armatura di War Machine e concedersi un volo liberatorio; l’altra è volare con mezzi più convenzionali. Per esempio: l’ultimo modello di elicottero uscito da una delle sue fabbriche. Sebbene la REvolution, per scelta di politica aziendale, non si occupi di armamenti, ciò non toglie che abbia un contratto, tra gli altri, con il Dipartimento della Sicurezza Interna  per la fornitura di mezzi per fronteggiare varie emergenze civili.

Naturalmente non ci sarebbe motivo per lui di collaudarlo personalmente, ma Rhodey non dimentica di essere stato uno dei migliori piloti del Corpo dei Marines e di aver effettuato decine di missioni sia di attacco che di salvataggio ai comandi di gioiellini come quello al cui posto di guida sta sedendo. Naturalmente la cosa non è fatta per far stare tranquilli gli addetti alla sicurezza.

-Naturalmente ti rendi conto che se quest’affare ha un incidente la REvolution si ritroverà senza capo per la seconda volta in pochi mesi.- gli sta dicendo Bethany Cabe.

            Rhodey fa un sogghigno:

-Tranquilla Beth, potrei pilotare uno di questi cosi ad occhi chiusi  -Il massiccio nero si china verso la donna dai capelli rossi  e, facendole l’occhietto, sussurra -… e poi tu ed io sappiamo bene che ho corso pericoli molto più gravi in altre vesti.-

-Già, ma qui non ci sono armature a proteggerti se qualcosa va storto e se accade… toccherà a me spiegarlo a Tony e Rae… ma è inutile insistere con un testone come te.-

-Ben detto… ed ora spostati se non vuoi essere travolta dalle pale.-

            Beth fa come le è stato detto e poi osserva l’elicottero decollare. Uomini, pensa, tutti uguali dal primo all’ultimo. Resta un attimo ad osservare l’elicottero volteggiare nel cielo, poi, scuotendo sempre la testa, volta le spalle e si avvia verso un edificio lì accanto.

 

            Il nome del signore è Iron Man, o almeno lo è quando indossa la sofisticata armatura rossa ed oro segno distintivo del supereroe omonimo. Per il resto del tempo, il suo nome è Michael O’Brien ed ha il privilegio di essere uno dei quattro uomini (cinque contando il creatore dell’armatura, Tony Stark) a cui è concesso di usare la suddetta armatura ed impersonare uno dei più famosi eroi di questo secolo ed illustre membro dei Vendicatori.

            Oggi è il suo turno e Mike se lo sta godendo con un volo di ricognizione sopra la baia di Flushing quando ecco che ad ovest, proprio sopra il complesso industriale della REvolution, vede un’improvvisa fiammata e sente il suono distintivo di un’esplosione.

            Se ci sono guai, tocca ad Iron Man intervenire, pensa, e con una decisa accelerazione dei jet ai suoi stivali si dirige verso il punto in cui è avvenuta l’esplosione.

 

 

3.

 

 

            Le prime avvisaglie del pericolo Rhodey le ha quando l’elicottero comincia ad ondeggiare e poi non risponde ai comandi quando lui tenta di rimetterlo in assetto. A questo punto si accendono tutti gli allarmi e Rhodey capisce che sta per succedere di peggio… ed il peggio succede.

L’elicottero è ormai ingovernabile e punta dritto verso terra, proprio contro uno degli edifici del complesso. Rhodey non molla e tenta disperatamente di raddrizzare il velivolo, inutilmente. Improvvisamente il quadro comandi salta con una fiammata e Rhodey fa appena in tempo a proteggersi il volto con le mani.

Sotto gli occhi degli astanti, l’elicottero ondeggia ancora qualche secondo, poi piomba a forte velocità contro l’hangar principale e vi si schianta con un forte boato, frantumandosi letteralmente in mille pezzi sotto gli occhi stupefatti ed inorriditi di Bethany Cabe.

 

            Laboratorio privato di Tony Stark in cima alla Stark Tower. Il suddetto miliardario ed inventore si concede un sorriso soddisfatto, mentre sul monitor appare un volto, per così dire, virtuale dalle fattezze femminili

<<Programma di gestione sistema operativo. Nome in codice: Antigone.>>

          Antigone, figlia di Edipo e Giocasta, un nome appropriato, ha pensato Tony, per la nuova Intelligenza artificiale che dovrà sostituire Jocasta quando avrà riguadagnato un nuovo corpo.

-Piacere di vederti Antigone.- le risponde Tony

<<Vedere non è esattamente il concetto giusto, Mr. Stark. Piuttosto i miei sensori digitalizzano le immagini e le trasmettono all’unità operativa centrale che li codifica in impulsi leggibili da questa unità.>>

-Sigh, temo che dovrò ancora lavorare sulla tua personalità.- commenta Tony spegnendo il programma, poi ecco lo squillo del telefono, la linea diretta con la REvolution. Tony osserva rapidamente il numero sul display, conosce molto bene quell’interno:

-Che c’è Mrs. A?-

-Le consiglio di collegarsi alla W.W.N. signore. Subito -

            Il tono dell’efficiente Mrs. Arbogast, Capo del Personale, è del tipo che non ammette repliche. Tony accende la TV.

<<… e non si sa ancora se è stato un incidente o sabotaggio, ma…>>

-No!- esclama Tony mentre i suoi occhi rimangono fissi sulle immagini del terreno dei test aerospaziali della Revolution.

 

            Parallelismi. Sede della Stark-Fujikawa. Il giovanotto si chiama Philip Grant, ma negli ambienti informatici lo conoscono come: il Corvo. Era uno dei migliori hacker sulla piazza, il terrore dei sistemi informatici di molte società e governi, almeno finché non è passato dall’altra parte della barricata. Ora lavora come Responsabile della Sicurezza Informatica della S-F, un posto, ne è quasi certo, che Morgan Stark gli ha dato malvolentieri, promuovendolo solo dopo aver scoperto, che lui è in realtà il figlio illegittimo di Tony Stark e Meredith McCall, frutto del loro breve primo amore adolescenziale; una cosa che nemmeno gli stessi interessati, Philip compreso, sapevano sino  a poco tempo fa.

            Parlavamo di parallelismi, giusto? Ecco, infatti, Philip alzare la testa verso un ologramma apparso sul suo tavolo ed esclamare con entusiasmo:

-Sapevo che ce l’avrei fatta. Hanno provato a cancellarti, vecchio mio, ma a me basta ritrovare anche un semplice byte per ricostruire qualsiasi programma. Vuoi dirmi chi sei adesso?

            L’ologramma, quello di una figura maschile vestita da greco antico, con una lunga barba, risponde con voce elettronica

<<Sono il sistema di gestione denominato: Heuristically Operative Matrix Emulation Rostrum, comunemente chiamato con l’acronimo H.O.M.E.R.-

-Come il mitico bardo? Curioso, non credevo che a mi… a Tony Stark piacessero i classici greci, avrei scommesso che avrebbe scelto qualcosa come Newton o Einstein.  Uhm potrei cambiarti nome in … no, aspetta, ho un’idea migliore, basta cambiare la tua icona in qualcosa di più… adatto ai tempi.- l’immagine di Omero, il poeta, è sostituita da quella di un noto personaggio dei cartoni animati. –Ora se mi riuscisse di programmarti una personalità adeguata…-

-Vedo che ti diverti.-

            Al suono della voce il Corvo si gira per vedere il suo sogno proibito: Ling McPherson, bella ragazza mezza cinese e mezza irlandese, Responsabile della Sicurezza della S-F. Tecnicamente è sempre il suo capo, crede.

-Si fa quel che si può.- le risponde Philip –Stavo recuperando alcuni programmi obsoleti dei tempi in cui era Tony Stark a reggere la baracca.-

-Interessante, fa piacere vederti al lavoro.-

            Lo sta prendendo in giro? Philip è stato attratto da Ling sin dalla prima volta che l’ha vista. Le sole due cose che mai ammetterebbe di aver ereditato dal suo padre naturale sono: il talento ingegneristico e l’interesse verso le donne. Peccato che queste ultime non sembrano rispondere sempre come lui vorrebbe, specie Ling. Se solo in questo campo le cose fossero così facili come creare un programma.

 

 

 

4.

 

 

          Quando Mike O’Brien, nei panni di Iron Man, raggiunge il luogo dell’esplosione, si trova di fronte ad un incendio nel padiglione principale ed a qualcos’altro: una figura in un’armatura blu cobalto che sfreccia proprio nel cuore dell’incendio.

<<Ma cosa diavolo…>> esclama, poi cala verso il padiglione  Non ha tempo di farsi domande, la sotto c’è bisogno del suo aiuto.

 

            Cinque minuti prima. Rhodey vede avvicinarsi il tetto del padiglione. È tutto inutile: non riuscirà ad impedire all’elicottero di schiantarsi su di esso e non potrà far niente nemmeno per salvarsi la vita. Anche se richiamasse l’armatura War machine da dove l’ha lasciata, non arriverebbe mai in tempo.

            Improvvisamente una mano d’acciaio lo afferra tirandolo fuori e volando via prima dell’impatto fatale, proteggendolo anche dalla forza dell’esplosione.

            Rhodey non ha avuto neanche il tempo di capire chi è stato, forse uno degli Iron Man?

<<Non si preoccupi, Mr. Rhodes, ora la porterò a terra sano e salvo.>>

            È quello Steel Warrior, il nuovo simbolo in armatura della Stark-Fujikawa e, come ha appena detto, lo sta lasciando a terra.

<<Ora mi scusi…>> dice Steel Warrior <<... ma penso che ci sia bisogno di me da un’altra parte, adesso.>>

            Rhodey lo vede sfrecciare via così veloce, che ha appena il tempo di distinguere una macchia azzurra, poi… con eccezionale tempismo, ecco arrivare Iron Man.

 

            Steel Warrior esce dal padiglione in fiamme e deposita due corpi sul terreno:

<<Sono vivi.>>  dice <<Le unità di raffreddamento dell’armatura hanno funzionato a dovere, ma potrebbero avere ustioni o qualche altra lesione.>>  si rivolge ad Iron Man <<È un piacere vederti amico: dobbiamo spegnere l’incendio.>>

<<Ehi, un momento amico: chi ti dà il diritto di sputare ordini?>> replica Mike O’Brien.

<<Non mi pare il momento di litigare: c’è un incendio e gente in pericolo. Tu fa come ti pare: io preferisco essere d’aiuto.>>

                    Così dicendo, Steel Warrior riparte in volo e Mike  si rende conto di aver fatto una pessima figura. Quel tizio chiunque sia, ha ragione: è sciocco perdere tempo in stupide rivalità quando ci sono vite e proprietà in pericolo. Si alza in volo anche lui.

            Per fortuna, il padiglione era quasi vuoto, ora si tratta solo di spegnere l’incendio ed i due uomini in armatura, lavorando più o meno in tandem, riescono a circoscriverlo ed a spegnerlo. Alla fine Steel Warrior si congeda.

<<È stato un vero piacere gente, ma ora sono richiamato altrove. Vi consiglio di stare un pò più attenti con la sicurezza.>>

            Così dicendo, si leva in volo e Iron Man commenta:

<<Ma chi si crede d’essere quel…>>

-Però non ha tutti i torti.- interviene Rhodey –Quell’incidente non ci voleva e se lui non si fosse trovato nei paraggi, io ci avrei rimesso la buccia… ma, a proposito: che ci faceva nei paraggi al momento giusto?-

<<Non sospetterai mica…>

-No lo so, forse sono io ad essere malfidato, ma sta certo che se c’è del marcio lo scopriremo presto.-

 

 

5.

 

 

            Sede della Stark-Fujikawa. Sunset Bain guarda verso Ruby Thursday. Se l’assurda testa della donna in questione avesse una bocca, non c’è alcun dubbio che sorriderebbe proprio come Sunset.

-Bene, possiamo dire che il test è stato un successo.- afferma Sunset.

-Indubbiamente.- è la risposta di Ruby -Ma non dimenticare che l’idea è stata mia.-

-Non ho intenzione di sottrarti il merito, mia cara Ruby, ma devi riconoscere che il generatore elettromagnetico che abbiamo usato per disattivare l’elicottero è un brevetto Baintronics ed abbiamo avuto la prova che funziona.-

-Oltre che far fare una nuova bella figura in pubblico al nostro Steel Warrior, due piccioni con una fava.-

-A proposito del nostro progetto… immagino che Mr. Fujikawa vorrà essere aggiornato al riguardo, sarà meglio che non mi faccia attendere e vada nell’ufficio di Morgan.-

-Aggiornarlo quanto?-

Sunset fa un sorrisetto maligno:

-Quanto basta, dopotutto non ha bisogno di sapere degli esperimenti del progetto W2, visto che neanche Morgan vuole esserne ufficialmente informato.-

-Negazione plausibile, giusto? Quell’uomo è troppo viscido per i miei gusti.-

-Ma c’è utile quanto noi siamo utili a lui, non dimenticarlo.-

            E così dicendo, Sunset si sfila il camice ed indossata la giacca del suo tailleur dirigenziale esce dal laboratorio.

-Possiamo davvero fidarci di lei?- chiede una voce maschile, improvvisamente.

-Si, fintanto che avrà bisogno di noi… - risponde Ruby -… e sarà per molto tempo ancora, credimi. Piuttosto, ora che sei qui volevo parlarti di una cosa chi ho notato…-

 

            Laboratori sotterranei della REvolution, quella stessa sera. I presenti sono: Tony Stark, James Rhodes e Mike O’Brien

-Ho controllato tre volte almeno.- conclude Tony –Nessuna apparente traccia di sabotaggio. Ad occhio è croce direi che il motore si è semplicemente spento e che il quadro comandi è andato in corto circuito nel vano tentativo di riaccendersi.-

-Semplicemente spento?- esclama Rhodey –E quante probabilità c’erano che succedesse?-

-Praticamente nessuna. Ho supervisionato personalmente la progettazione e non doveva accadere.-

-Non so voi, ma io trovo sospetta la coincidenza della presenza di quello Steel Warrior in zona al momento appropriato.- interviene O’Brien.

-Mi fido del tuo istinto di poliziotto...- replica Tony-… ma mi riesce difficile vedere mio cugino ed i Fujikawa complottare una possibile strage per motivi pubblicitari.-

-Vada per Morgan o Miss Fujikawa… ma puoi dire lo stesso per Sunset Bain?- ribatte Mike.

            Tony corruga la fronte e poi risponde:

-No. Lei ne sarebbe indubbiamente capace è spietata e priva di senso morale ed ha anche le capacità tecniche per riuscire nell’impresa.-

-Ok, ma che facciamo adesso?- chiede Rhodey.

-Temo che non ci resti altro da fare che restare molto, ma molto in guardia d’ora in avanti.- è la risposta di Tony.

 

Kenzo Fujikawa continua a mostrarsi impassibile di fronte agli altri dirigenti della Stark-Fujikawa, anche mentre dice:

-Sono veramente impressionato dai risultati del Progetto Steel Warrior, signori. Il suo team ha fatto davvero un buon lavoro, Miss Bain e complimenti anche a lei Dr. Hawkins.-

            Robert “Hawk”  Hawkins si limita ad una scrollata di spalle.

-Il merito non è solo dell’armatura…- dice -… ma anche del suo pilota, chiamiamolo così, Chet Harrigan è un ragazzo davvero in gamba.-

-E noi non ci dimenticheremo di lui, Hawk.- interviene Morgan Stark –Avrà la sua giusta ricompensa.-

            Seduta al suo fianco Rumiko Fujikawa a malapena guarda suo padre. Una parola d’apprezzamento per il suo lavoro poteva anche averla, no? Dopotutto lei è il Vice Presidente Esecutivo e lui la ignora come se fosse ancora una bambina.

            Intanto Fujikawa ha ripreso a parlare:

-Veniamo ora al motivo della mia presenza qui: Tiberius Stone. Quest’uomo possiede una quota della società pari a quella della mia famiglia e se la sua offerta pubblica di acquisto avrà successo, potrebbe diventare l’azionista di maggioranza. Questo è intollerabile  e deve essere impedito. Mi aspetto la massima collaborazione da tutti voi al riguardo e sia chiaro che io parlo per mio padre.

-Chiarissimo.- replica Morgan –Nessuno di noi ci tiene a vedere Stone sul ponte di comando.-

            Specialmente, visto che io sarei il primo ad essere defenestrato, pensa Morgan, ho sofferto troppo per farmi togliere tutto proprio adesso.  Per una volta io e Tony stiamo dalla stessa parte contro quel figlio di buona donna.

 

 

 

6.

 

 

            Uno dei migliori ristoranti di New York ed uno dei tavoli migliori di quel ristorante. Le due persone sedute al tavolo sono Anthony Edward Stark e la sua vecchia amica, se vogliamo chiamarla così, Meredith McCall.

-Ti ringrazio di avermi portato fuori a cena, Tony…- sta dicendo Meredith -… ma non dovevi sentirti in obbligo, sono grande e vaccinata, lo sai e la cara vecchia New York non mi fa paura.-

-Lo so, Meredith…- risponde Tony -… ma stasera avevo proprio bisogno di allontanarmi dalle mie preoccupazioni e passare una serata in piacevole compagnia… in tua compagnia, per essere precisi.-

-Devo pensare che Miss Potts avesse altri impegni stasera?-

-Cosa? Cosa intendi dire? Non ho nemmeno pensato ad invitarla, puoi credermi.-

-Certo che ci credo, a volte credo di essere un po’ troppo acida e… ehi, ma non è tuo cugino quello?-

            Tony si volta nella direzione indicata da Meredith e vede entrare Morgan in compagnia di altre persone.

-Non è un po’ troppo giovane quella ragazza per lui?- commenta  Meredith -Ce li ha vent’anni? E chi è il bambino?-

-Lei si chiama Rumiko Fujikawa ed è la nipote del maggiore azionista della Stark-Fujikawa, oltre che ad esserne una dirigente. Credo che abbia superato i 22 anni. Quanto al bambino è Arno, il figlio di Morgan dalla sua terza ex moglie, se non ricordo male. Mi sorprende vederlo qui, che la baby sitter si sia licenziata proprio stasera?-

-Caro Tony, quando ti ci metti sai essere acido anche tu, sai?-

-Hai ragione, Meredith Lasciamo perdere e dedichiamo questa serata solo a noi, vuoi?-

            Mentre il cameriere serve la carne, Meredith McCall pensa: di non aver sbagliato. Basta pensare allo sguardo che si sono scambiati quando lei si è accorta di Tony: la giapponesina è una vecchia fiamma di Tony. Da quando è tornata a New York Meredith pensa di averne incontrate almeno cinque o sei, compresa la madre della piccola Kathy. Ti sei dato molto da fare da quando stavamo insieme, vero Tony? E perché dovrebbe importarmi, ormai?

 

            Altrove. Rebecca Bergier è una donna veramente in gamba. Da anni lavora nel settore del monitoraggio e denuncia delle violazioni dei diritti umani ed in questo ruolo si è guadagnata sia il rispetto, che il disprezzo di molti. Sino a non molto tempo fa lavorava per un’organizzazione non governativa, ma questa ha dovuto chiudere per mancanza di fondi ed ora lei è il Responsabile del Settore Diritti Umani della Fondazione Maria Stark, nonché Direttore Esecutivo ad Interim della stessa Fondazione. Cosa direbbe se sapesse che il fallimento della sua precedente organizzazione è stato pianificato freddamente da un uomo malvagio al solo scopo di portarla alla posizione che ricopre ora e che, se non ci avesse pensato il caso a portarlo su un letto d’ospedale,  Happy Hogan sarebbe stato, comunque, eliminato in qualche modo, poiché lo stesso uomo di cui parlavamo prima sapeva che lei sarebbe stata la scelta più logica per rimpiazzarlo? Forse Rebecca non crederebbe mai all’esistenza di un piano tanto contorto e meno che mai sarebbe disposta a credere che elemento cardine di quel piano è l’affascinante donna dai lunghi capelli neri, carnagione olivastra e profondi occhi neri che adesso è sdraiata accanto a lei nell’ampio letto matrimoniale nel suo appartamento alla Stark Tower. Eppure è tutto vero, purtroppo per lei.

-Come vanno le cose al lavoro?- le chiede la sua amante.

-Da quando sostituisco Hogan mi tocca lavorare il doppio. Certo mi lusinga che Stark abbia scelto me.-

-Questo perché tu sei la migliore.-

            Rebecca sorride

-Sei troppo buona con me, India. Non so se me lo merito.-

            La donna di nome India Queen fa un sorriso carico di sottintesi, mentre allunga una mano sfiorando il corpo di Rebecca.

-Io dico di si.- è la sua risposta –Sono certa che sei bravissima nel tuo lavoro e che sia anche molto interessante.-

-Oh, non so...  non credo che lo sia molto.-

-Perché non me ne parli?-

-Davvero t’interessa?-

-Mi interessa tutto di te, tesoro.- risponde l’altra col suo migliore e più ingannevole sorriso.

 

            Roger MacDonald rientra nel suo modesto appartamento nel Queens, reduce da un’impegnativa giornata di lavoro come membro dello staff tecnico della Stark-Fujikawa addetto al Progetto Steel Warrior. Peccato non essere riuscito a parlare con nessuno oggi, ma, con l’arrivo di Fujikawa, sia Hawk che Mr. Stark erano impegnati. Spera almeno che leggano i suoi appunti l’indomani. Forse le sue sono paure ingiustificate, però meglio essere sicuri. Accende la luce, ma subito il lampadario manda uno sfarfallio e poi le luci si spengono, mentre dal corridoio che dà alla porta sul retro esce qualcuno.

<<Salve Roger, ti stavo aspettando.>>

            MacDonald sobbalza nel vedersi davanti la figura di Steel Warrior.

-Oh, sei tu Chet, mi hai quasi spaventato. Ma che ci fai qui ed in armatura, per giunta? Credevo fossi tornato a casa tua, ormai, come tutti. Bello il tuo exploit di oggi, sai?-

            C’è una lunga pausa prima che la figura in armatura parli di nuovo.

<<Sai, non è stato molto corretto da parte tua mandare al Dottor Hawkins, Mr. Stark e Mr. Fujikawa quel tuo piccolo dossier sul Progetto Steel Warrior senza informarne prima Miss Bain. È stata una grave scorrettezza da parte tua, specie considerando che in quei tuoi appunti c’erano scritte cose che certe persone, te compreso, non dovrebbero sapere. Per fortuna Miss Thursday ha intercettato la tua posta prima che tu provocassi imbarazzi alle persone sbagliate.>>

            Roger MacDonald sente il sudore freddo lungo il volto e la spina dorsale. Che cosa vuol fare Steel Warrior? Perché è qui? Perché?

-Ascolta Chet, io ho fatto solo il mio dovere verso la società. Ci sono irregolarità, come l’esperimento di stamani, che…-

<<Dovevi badare ai fatti tuoi Roger: hai fatto un errore a decidere di non tenere la bocca chiusa.>>

                    Ora MacDonald vede meglio la figura e quasi senza accorgersene la sua mente registra alcuni piccoli particolari che rendono quell’armatura leggermente diversa da quella che lui conosce bene. I suoi occhi, però sono puntati verso le palme delle mani di Steel warrior, a loro volta puntate su di lui.

-No! No!-

<<E tanto perché tu lo sappia… io non sono Chester Harrigan!>>

                    E quelle sono le ultime parole che Roger MacDonald, ingegnere, sente prima che una doppia scarica di repulsori gli devasti la faccia uccidendolo sul colpo.

 

 

FINE SECONDA PARTE

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Pochissimo da dire su quest’episodio, se non qualche appunto di continuity e poco altro.

1)     Gli eventi di questa storia si svolgono dopo quelli di Vendicatori #60 e quelli di Avengers Icons #27/30 con un’avventura in (quasi) solitaria di Jocasta.

2)     L’idea del computer Antigone è mia, mentre H.O.M.E.R. è, invece una creazione di Len Kaminsky.

3)     A scanso d’equivoci, forse è meglio precisare che Kenzo Fujikawa, padre di Rumiko e figlio di Kenshiro Fujikawa, è una mia creazione personale, Kenshiro e Rumiko, invece, sono stati creati da Kurt Busiek con Sean Chen.

Nel prossimo episodio: le manovre di Sunset Bain, il ritorno di un vecchio nemico, problemi familiari per Tony e molto altro per il capitolo conclusivo della (prima?) trilogia di Steel Warrior.

 

 

Carlo



[1] Avengers Icons #30

[2] Come dettagliato in Vendicatori #53/60

[3] Kathy è la figlia di 11 che Tony ha avuto dalla sua ex fidanzata  Joanna Nivena e di cui ha conosciuto l’esistenza solo di recente.

[4] Negli episodi #26/28